Bibart, Biennale Internazionale d’Arte di Bari e Area Metropolitana è la prima Biennale d’Arte della Città di Bari che espone le opere in concorso nelle Chiese del borgo antico di Bari perché, nei secoli, la Chiesa Cattolica ha creato un profondo legame con il presente di cui l’arte è espressione.
Bibart è una grande scommessa per i suoi contrasti, la contemporaneità delle opere e il palcoscenico storico delle Chiese che appartengono ai secoli che vanno dall’XI al XVIII secolo: Cattedrale di San Sabino, Chiesa della Vallisa, Santa Teresa dei Maschi, San Gaetano, Chiesa del Gesù, Sant’Anna ospiteranno la Biennale, ad esse si aggiunge il Museo Diocesano. Completa lo scenario degli spazi espositivi Domus Milella, antico palazzo seicentesco di Bari, nel borgo antico.
Il crollo delle grandi monarchie europee e la crisi dell’aristocrazia della seconda metà del XVIII secolo, l’ascesa dell’Illuminismo, la Rivoluzione Industriale e la nascita di nuove classi sociali crearono profondi mutamenti che cambiarono il rapporto tra artista e mecenate anche all’interno della Chiesa. Gli artisti cominciarono a far riferimento alla nuova classe sociale emergente che poteva sostenere economicamente la loro arte; quelli di loro che continuarono a lavorare all’interno della Chiesa erano la minoranza e si tennero a distanza dai grandi dibattiti culturali internazionali sempre più complessi.
Da un lato, l’arte sacra e liturgica ed una Chiesa conservatrice, dall’altro la sperimentazione delle giovani generazioni di artisti. Occorrerà aspettare il Novecento, le due Guerre Mondiali, il Concilio Vaticano II ed il pontifi cato di Papa Paolo VI perché il distacco si colmi. Appena un anno dopo dalla sua elezione, Papa Paolo VI convocò il mondo degli artisti internazionali contemporanei e dei critici ad un incontro che si dimostrò radicale ed innovativo e che pose le basi per la creazione di un nuovo museo di arte contemporanea che integrasse il patrimonio storico dei Musei Vaticani. Paolo VI chiese aiuto a tutti i presenti e fu il primo passo concreto verso la riapertura di un dialogo interrotto, come lui stesso disse, “dalla pigrizia, dall’ignoranza e dall’attaccamento alla tradizione vista come fissa ed inamovibile”.
La forza del messaggio di Paolo VI ha portato la Chiesa Cattolica verso una più profonda integrazione nella contemporaneità. Nel 2007 il Cardinal Ravasi venne nominato Presidente del Pontifi cio Consiglio della Cultura da Papa Benedetto XVI. Uno dei suoi primi progetti fu la realizzazione di un padiglione per la partecipazione del Vaticano alla Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, perché gli artisti contemporanei potessero realizzare l’opera d’arte che avrebbe rappresentato il Vaticano alla più antica e prestigiosa rassegna internazionale d’arte contemporanea al mondo. Lo strappo con la Storia veniva così ricucito.
Oggi, noi ci proponiamo di fare un ulteriore passo in questa direzione: dare nuova vita alle Chiese, spesso ormai non più aperte al culto, perché siano spazi espositivi e di confronto per l’arte contemporanea con l’obiettivo di aprire la porta al dialogo nella Storia con il Presente. Citando I demoni di Dostoevskij possiamo dire: “L’umanità può vivere senza la scienza, può vivere senza pane, ma soltanto senza la bellezza non potrebbe più vivere, perché non vi sarebbe nulla da fare al mondo. Il fine ultimo è la ricerca del significato di Bellezza”.